Facilitare la Collaborazione con la tecnologia: Un nuovo strumento per la Condivisione di Conoscenze nel Team di commercialisti e controllers permette di mitigare i disagi ai clienti e migliorare il servizio.
Nel contesto professionale contemporaneo, la capacità di collaborare efficacemente è essenziale per la crescita individuale e collettiva. Tuttavia, negli studi professionali italiani, persiste un problema di teamwork non sempre evidente, che spesso si palesa solo in caso di disordini operativi.
Incidenti che rivelano carenze strutturali e mettono in luce la necessità di rivedere i paradigmi gestionali tradizionali. Affrontare le cause radicate di questi problemi e adottare soluzioni innovative per migliorare la collaborazione e la resilienza organizzativa è cruciale per prevenire future inefficienze e migliorare la qualità del servizio ai clienti.
Barriere alla collaborazione effettiva. Come si manifestano?
Il problema del teamwork negli studi professionali si manifesta in vari modi e non sempre si interviene con la dovuta prontezza, soprattutto per la mole di lavoro che gli studi professionali devono gestire nel corso dell’anno.
I collaboratori talvolta non interagiscono in modo efficace: l’aiuto necessario non viene fornito, e il know-how si confina all’interno delle menti di pochi, impedendo una distribuzione equa delle competenze e delle informazioni. Queste dinamiche generano una serie di inefficienze operative evidenti ad un osservatore esterno ma difficili da misurare per il management, come rallentamenti significativi e duplicazioni di compiti, che sono dirette conseguenze di una comunicazione deficitaria e di un’organizzazione lavorativa frammentata.
Un caso dove la mancanza di comunicazione nel team è facilmente misurabile è l’assenza improvvisa di un membro chiave del team: ciò può rivelare quanto poco le conoscenze siano condivise all’interno dello studio. In tali momenti, diventa chiaro che le varie responsabilità e informazioni gestite dalla persona assente non sono note agli altri.
Situazioni come malattie, gravidanze o altre necessità personali possono ulteriormente accentuare questi problemi, sottolineando l’urgenza di affrontare e migliorare le dinamiche di processo.
Esploriamo allora le radici del dilemma
Il cuore del problema si annida in una serie di cause interconnesse e multifattoriali, tra cui:
La configurazione di un Sistema Formativo limitante
Parliamo del sistema scolastico italiano. Spesso al centro di critiche per il suo forte accento sull’individualismo sin dalle sue fasi iniziali, l’esperienza scolastica/accademica tende a magnificare le prestazioni personali a detrimento delle dinamiche collaborative. Mascitelli, ricercatore presso l’Università di Urbino Carlo Bo(2019) sottolinea nel suo articolo “Individualismo e collettivismo in Italia: quali effetti sulla performance delle imprese?”(sulla rivista Economia e Politica Industriale) come questa orientazione enfatizzi una predisposizione che potenzialmente ostacola lo sviluppo di competenze cooperative fondamentali.
Osservazione sensata dato che nei percorsi scolastici e universitari, la competizione per le migliori valutazioni e la promozione di successi personali sembrano prevalere sulla collaborazione e il lavoro di squadra (approfondiamo l’argomento del lavoro di squadra anche in questo articolo qui).
Questa enfasi sull’individuo si rifletterebbe poi nei professionisti che entrano nel mondo del lavoro con solide competenze tecniche ma spesso carenti di quelle soft skills mentalità necessarie per una collaborazione efficace.
Partendo da tali presupposti, il modello prevalente potrebbe non incoraggiare adeguatamente gli studenti a sviluppare abilità come l’ascolto attivo, l’empatia o la gestione dei conflitti.
Competenze che sono essenziali per il lavoro di squadra produttivo. In assenza di tali competenze, i lavoratori si trovano a gestire le sfide collaborative senza gli strumenti adatti, portando a inefficienze e malintesi.
Riverberi di un contesto sbilanciato a favore di alcuni
Ulteriore problema sperimentato da molteplici realtà professionali italiane ha a che fare con le dinamiche culturali e di genere, le quali sembrano intaccare la dimensione collaborativa.
In molti studi professionali, per esempio, la prevalenza di un genere può influenzare il tipo di comunicazione e la dinamica di gruppo. In alcuni casi, possono emergere competizioni sottili o manifestarsi reticenze nel condividere informazioni apertamente, influenzate anche da norme culturali più ampie che valorizzano la competitività o la riservatezza.
Processi Organizzativi e Formazione Continua
Detto ciò, appare ormai chiaro come nei contesti professionali italiani, specie afferenti al settore legale e contabile, spesso manchino processi organizzativi chiari e sistemi di formazione continua che includano lo sviluppo di competenze collaborative.
Una simile carenza si traduce inevitabilmente in una mancanza di standardizzazione nelle operazioni e nella comunicazione. Ne parliamo anche in questo articolo sulla standardizzazione di processo qui.
Senza linee guida chiare o senza un’adeguata formazione su come lavorare efficacemente in team, i dipendenti possono trovarsi disorientati su come gestire situazioni che richiedono un’intensa collaborazione.
Emerge un bisogno concreto: centralizzare le informazioni
Per superare questi ostacoli, è essenziale implementare strumenti collaborativi che centralizzino le informazioni e le rendano accessibili a tutti i membri del team.
La formazione continua deve essere rivista per includere lo sviluppo di competenze comunicative e collaborative. Inoltre, è fondamentale ristrutturare i processi organizzativi per integrare la comunicazione come componente fondamentale del flusso di lavoro. Processo semplice? Non del tutto.
Individualismo vs. Collaborazione: Il Percorso Italiano Verso la Sinergia Organizzativa
La questione non è di facile risoluzione, ma ammette delle soluzioni concrete.
Partiamo da qui: Un approccio eccessivamente orientato all’individualismo risulta inevitabilmente dannoso per l’efficacia e la coesione del team. Affermazione corroborata da una ricerca del 2017 condotta da Gorodnichenko e Roland presso l’Università della California, Berkeley.
La scarsa tendenza al team può impattare negativamente sull’efficienza organizzativa sebbene la relazione tra individualismo e produttività sia complessa e influenzata da molteplici variabili.
Nonostante queste problematiche però esistono esempi luminosi di aziende italiane che hanno rotto queste barriere culturali. Compagnie come Illy Caffè e Luxottica hanno adottato strategie efficaci per fomentare la collaborazione interna.
Questi casi dimostrano che investire nella formazione dei dipendenti, focalizzandosi su fiducia, trasparenza e condivisione delle informazioni, può portare a miglioramenti sostanziali sia nei risultati sia nel clima lavorativo.
Ade Mentally: Un Strumento per Facilitare la Collaborazione e la Gestione nel Contesto Italiano
Affrontare la sfida richiede strumenti che non solo migliorino la collaborazione ma anche ottimizzino la gestione delle informazioni all’interno del team.
In questo contesto, “Ade Mentally” il nuovo prodotto I.A. di Mentally, indipendente da qualsiasi gestionale, si propone come una risorsa efficace:
questo perché mira ad abbassare le barriere all’accesso dell’informazione e migliorare la visibilità per le figure apicali, aspetti fondamentali per un efficace lavoro di squadra.
Il principio alla base di Ade Mentally è quello di rendere l’informazione contabile, fiscale e finanziaria più accessibile e gestibile, facilitando una comunicazione aperta e tempestiva all’interno dei team.
Questo strumento aiuta a superare gli ostacoli che spesso limitano la condivisione delle conoscenze e la collaborazione tra i membri del team, promuovendo un ambiente di lavoro più integrato e reattivo.
- Adottare Ade Mentally può contribuire a una maggiore trasparenza operativa, favorendo processi di decision making informati e pronti alle esigenze di studio.
L’adozione di Ade Mentally rappresenta un passo verso una cultura lavorativa più collaborativa.
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