Dalla contabilità alla sanità, come l’IA sta aiutando a far fronte alla penuria di lavoratori specializzati
L’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta dalla sua comparsa un tema controverso nell’opinione pubblica. In molti vedono l’avanzata dei robot come una pericolosa minaccia per i posti di lavoro; una prospettiva distopica secondo la quale delle fredde macchine sarebbero in grado di usurpare le posizioni un tempo riservate agli esseri umani. Ma se invece l’IA non fosse un problema e costituisse la soluzione ad una crescente sfida nel mercato del lavoro?
Negli ultimi anni, una problematica emergente riguarda gli studi professionali che affrontano sempre maggiori difficoltà nel trovare personale qualificato (leggi qui), specialmente in ambiti tecnici e specifici come la contabilità. Le sfide includono l’attrazione e la ritenzione dei talenti, la formazione e l’aggiornamento delle competenze, l’adattamento alle crescenti esigenze dei clienti.
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Un trend in ascesa tra i professionisti italiani:
Il mondo è in continua evoluzione e, con esso, le esigenze del mercato del lavoro. Ecco perché, sempre più studi professionali stanno volgendo lo sguardo verso una nuova soluzione efficace e ormai ampiamente condivisa: l’Intelligenza Artificiale.
Mentally.ai, una società leader nel campo dell’IA, ha notato un trend tanto in ascesa quanto interessante: un numero sempre maggiore di clienti sembra non essere motivato dal timore nei confronti dell’avanzata tecnologica, bensì dalla difficoltà nel trovare e mantenere un personale qualificato. Per molte imprese una buona via d’uscita a tale problema risulta essere proprio l’intelligenza artificiale. All’assunzione di nuovi professionisti preferiscono investire in robot intelligenti, capaci di svolgere il lavoro di tanti in maniera del tutto automatica, velocizzando i processi e semplificando il lavoro. Approfondiamo il discorso anche in quest’articolo.
Nel corso di questo articolo, esploreremo perché questa rivoluzione robotica è in atto; in che modo sta risolvendo i problemi legati al personale negli studi professionali e perché potrebbe rappresentare il futuro della contabilità e di altre professioni specialistiche.
Il rapporto di Unioncamere: deficit di laureati disponibili per gli studi professionali
Prima di procedere, è tuttavia importante comprendere cos’è Unioncamere. Unioncamere è un’organizzazione italiana che rappresenta, coordina e promuove le Camere di Commercio Italiane, sia a livello nazionale che internazionale. Questa organizzazione pubblica periodicamente rapporti dettagliati sulle tendenze economiche e lavorative in Italia.
Recentemente, un rapporto di Unioncamere ha evidenziato una sfida imminente per gli studi professionali. Secondo il rapporto, nel quinquennio 2022-2026, saranno necessari 235.000 nuovi laureati in economia e commercio. Il problema è che ne saranno disponibili solo circa 150.000. Questo indica un rapporto tra domanda e offerta di 1.6, rendendo molto difficile per le imprese reperire nuovi laureati.
C’è un ulteriore aspetto da considerare: molti dei laureati in economia e commercio sembrano essere attratti maggiormente da settori come il marketing e il bancario, mostrando un decrescente interesse per la professione contabile. Sempre in meno aspirano a operare come commercialisti, pur avendo la sicurezza di poter lavorare in attività già avviate da familiari.
Questa tendenza complica ulteriormente la situazione per gli studi professionali in cerca di nuovi talenti.
Alcuni studi professionali potrebbero pensare a una soluzione alternativa:compensare tale carenza attingendo al bacino di diplomati, in particolare coloro che hanno conseguito un diploma in ragioneria o in settori simili. Anche in questo caso però, il rapporto di Unioncamere non promette nulla di buono: si prevede un deficit annuo di circa 30.000 unità mancanti da inserire negli studi professionali come nuove leve.
Per complicare ulteriormente una situazione già intricata, anche molti diplomati mostrano un maggiore interesse per settori percepiti come più stimolanti: il marketing legato all’industria del turismo e il marketing online, dove sembra esserci più spazio per i non laureati. Uno spazio che scoraggia i giovani dall’intraprendere percorsi più statici e ripetitivi dove non vengono richieste particolari abilità.
Finora abbiamo parlato di nuove leve e giovani laureati. Non abbiamo considerato un fatto cruciale per inquadrare appieno il problema: con il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e con un numero cospicuo di dipendente prossimo all’età pensionabile, gli studi professionali devono saper rispondere a una domanda scomoda:
Come posso sopperire a questa crescente carenza di lavoro qualificata?
Il problema non riguarda solo i commercialisti.
La penuria di manodopera qualificata non è un fenomeno circoscritto al mondo dei commercialisti italiani. Un esempio eclatante di questa situazione è fornito dal Giappone, come evidenziato da un articolo del Fondo Monetario Internazionale intitolato “Land of the Rising Robots”.
Il Giappone si confronta con un rapido calo della sua forza lavoro. Un fenomeno dovuto a una popolazione in declino e a un flusso limitato di immigrati. Con la prospettiva di una riduzione della forza lavoro interna di circa 24 milioni di persone entro il 2050, il Giappone è costretto a cercare soluzioni per mantenere e aumentare la sua produttività. La risposta potrebbe risiedere ancora una volta nella combinazione di intelligenza artificiale e robotica, un campo in cui il Giappone ha da sempre avuto un ruolo di primo piano.
Il Giappone: la robotica risponde alla carenza di lavoratori
L’articolo del FMI sottolinea come l’automazione, pur non assorbendo completamente alcuna professione, avrà inevitabilmente un impatto su una vasta gamma di lavori, a seconda del tipo di attività e dei compiti richiesti. Questo spinge il Giappone a essere un laboratorio utile per lo studio del futuro del lavoro.
Questo mentre la popolazione giapponese continua a invecchiare e le prospettive per un aumento dell’immigrazione sono scarse. La robotica e l’automazione diventano dunque strumenti sempre più necessari per compensare la mancanza di forza lavoro umana.
Interessante è il fatto che, nonostante i timori legati a un impatto negativo dell’automazione e della robotica sull’occupazione e i salari, le evidenze empiriche mostrano un impatto complessivamente positivo sulla crescita dell’occupazione e del reddito domestico in Giappone. Ciò suggerisce che l’esperienza del Giappone potrebbe differire significativamente da quella di altre economie avanzate.
In altre parole, l’automazione e la robotica, in un contesto di forza lavoro in declino, potrebbero colmare il divario di manodopera e portare a un aumento dell’output e del reddito piuttosto che alla sostituzione della forza lavoro umana.
Numerosi comparti industriali sperimentano lo stesso problema. L’AI può aiutare.
Molti altri settori stanno affrontando problemi simili, cercando soluzioni innovative per affrontare la carenza di personale. Vediamone alcuni…
- Nel settore sanitario, ad esempio, la cronica mancanza di professionisti, tra cui medici, infermieri e figure varie, è stata approfondita dalla pandemia. Anche qui, l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per gestire compiti di routine come la programmazione degli appuntamenti, il monitoraggio dei pazienti e perfino l’assistenza diagnostica.
- Nel settore manifatturiero, si registrano persistenti carenze di manodopera, specialmente in ruoli fisicamente impegnativi o che richiedono competenze specializzate. L’intelligenza artificiale e la robotica vengono utilizzate per compiti come l’assemblaggio, il controllo qualità, l’imballaggio e la movimentazione dei materiali.
- L’agricoltura è un altro settore in cui la carenza di manodopera ha stimolato un crescente interesse per l’intelligenza artificiale e l’automazione, utilizzate per compiti come la semina, il monitoraggio delle colture, la raccolta e la selezione.
- Il settore dei trasporti e della logistica soffre di una significativa carenza di autisti e operai di magazzino. L’IA viene utilizzata nei veicoli autonomi, nell’ottimizzazione dei percorsi e nei magazzini automatizzati.
- Il settore retail, spesso alle prese con problemi connessi all’attrazione e al trattenimento di nuovo personale, in particolare per i ruoli in presenza, ha implementato l’intelligenza artificiale nella gestione dell’inventario, nel servizio clienti (come i chatbot) e nei negozi senza cassieri.
- Anche il settore dell’edilizia, con la sua carenza di manodopera specializzata, si avvale sempre più dell’intelligenza artificiale per compiti come i rilievi del cantiere (utilizzando i droni), la pianificazione del progetto e perfino la posa dei mattoni.
- Nel campo dell’educazione, la domanda elevata di apprendimento personalizzato e la carenza di insegnanti hanno portato a un aumento dell’uso dell’intelligenza artificiale per l’educazione personalizzata, la correzione dei compiti e i compiti amministrativi.
È importante notare, tuttavia, che queste applicazioni dell’IA non sono un sostituto della manodopera umana, ma vengono spesso utilizzate per aumentare l’efficienza, gestire compiti ripetitivi e ridurre il carico di lavoro sul personale esistente. È altrettanto importante sottolineare che, sebbene l’IA possa aiutare ad alleviare le carenze di manodopera, non si tratta di una panacea. L’AI comporta sfide e implicazioni proprie, come lo spostamento di posti di lavoro, la necessità di nuove competenze e formazione, così come considerazioni etiche.
Risulta dunque evidente che la penuria di forza lavoro qualificata non è un problema esclusivo dei commercialisti italiani. Paesi come il Giappone e gli USA stanno affrontando situazioni analoghe, seppure in contesti differenti. Per far fronte a un problema in costante crescita da tempo ormai si adoperano alla ricerca di soluzioni innovative ed efficaci nel breve termine. Va da sé che la robotica e l’automazione siano le risposte più votate.
Robot in Italia. I professionisti hanno risolto il problema della mancanza di personale.
Negli articoli precedenti abbiamo spesso affrontato la questione relativa alla reticenza mostrata dai commercialisti italiani nei confronti delle nuove tecnologie (leggi qui). Una reticenza scaturita nella maggior parte dei casi dalla una mancata conoscenza dell’argomento “robotica e automazione”, ma soprattutto da una profonda paura di venire sostituiti da delle macchine.
I meno informati è di questo che si preoccupano, senza però prendere coscienza di un problema reale: quello da noi evidenziato in quest’articolo. Il rischio più grande sta nell’enorme difficoltà da parte dei settori tradizionale nel trovare personale disposto a svolgere dei lavori ormai considerati obsoleti, poco stimolanti e ripetitivi. Il mondo contabile non alletta i giovani (in contrazione), adesso attratti da professioni più all’avanguardia, dai contorni talvolta sfumati. Tuttavia sono i settori tradizionali ad aver costante bisogno di figure stabili, capaci di portare avanti efficientemente tutte quelle mansioni contabili che rischiano altrimenti di incepparsi. Un altro rischio che gli studi professionali, con tutti gli adempimenti da rispettare, non possono permettersi di correre. In molti hanno già identificato la portata di tale “crisi”.
Per questo hanno deciso di agire tempo fa al fine di emanciparsi definitivamente da alcune figure chiave interne allo studio. Hanno schivato definitivamente il rischio di rimanere scoperti, optando per l’automazione, in grado di eseguire quasi la totalità delle operazioni quantitative, senza aver bisogno di costante controllo. Leggendo le testimonianze di alcuni clienti Mentally.ai riportate sul nostro blog, vedrai come i commercialisti italiani hanno scoperto nel nostro robot un prezioso collaboratore di studio, al quale nessuno di loro sarebbe disposto a rinunciare. Cosa fa Mentally?
- elimina definitivamente il rischio legato alla difficoltà di trovare personale competente e disposto a svolgere determinate operazioni. Il lavoro quantitativo e considerato ormai poco stimolante verrà trasferito sulla macchina, capace di svolgerlo più velocemente e con maggiore precisione rispetto all’essere umano.
- aumenta le possibilità di attrarre le nuove leve. Il robot, per esprimere al meglio il suo potenziale, vuole accanto a sé una figura in grado di dialogare con lui in maniera efficace, di configurarlo correttamente. Un ruolo di responsabilità e controllo che richiede particolari capacità e che potrebbe allettare i più giovani in cerca di stimoli.
- consente ai collaboratori di studio di rimanere costantemente aggiornati grazie a delle sessioni di training organizzate dai nostri esperti, con i quali il team potrà confrontarsi e ottenere consigli preziosi su come gestire al meglio e potenziare i processi automatici.
- permette al tuo team di concentrarsi su attività più remunerative e ad alto valore aggiunto. Il team potrà essere riorganizzato in modo da sfruttare al meglio le capacità di ognuno e indirizzarle verso compiti specifici.
- Il robot emancipa il commercialista da alcune figure professionali altrimenti difficili da mantenere perché svolge in quasi totale autonomia fino al 96% delle operazioni ripetitive e quantitative, permettendo all’utente di dedicare alla fase finale di controllo solo una piccola porzione di tempo.
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